La pazienza di fare la pasta a mano fa capire molto di una persona.
Chi dedica tanto tempo e tanta dedizione ad una preparazione sa donare amore.
La pazienza è una virtù sottostimata.
Eppure, in questo mondo che viaggia veloce, incoerente e spesso menefreghista è la soluzione che ti evita un’ulcera!
Pazienza … Siamo tutti più zen … Più rilassati …
Fin quando proprio esagerano e allora tutti a quel paese!
Vi sembro abbastanza paziente?
La tradizione irpina della pasta a mano è una cosa meravigliosa.
E’ così che, qualche giorno fa, in famiglia abbiamo deciso di mettere le mani in pasta.
Mani sporche di semola, ferretti per arrotolare, arricciare …
Un occhio al tegame dove il ragù, lento pippiava.
Una mattinata passata tra stanchezza e risate, culminata in un pranzo da favola.
Questo il ragù, di carni miste (manzo, maiale, braciola di cotica, braciola di vitello e da irpina il cotechino fresco).
Non è secsi? 🙂
Per la pasta vi dirò che abbiamo fatto vari formati. Mamma si è occupata delle orecchiette (come le tira lei, nessuno mai).
Mio fratello dei fusilli, io e mia sorella dei maccheroncelli.
Schiacciate delicatamente il ferretto al centro del vermicello d’impasto. Spingete verso una delle estremità fino ad arrivare al bordo poi tornate indietro fino ad ottenere …
Questo …
Per creare l’impasto gli ingredienti sono semplicissimi: semola rimacinata, acqua calda (ma non bollente), sale fino.
Più semplice di così, si schiatta.
Dosi precise non ce ne sono. Dipende da quanta acqua assorba la semola.
Vedete bene voi, quale aspetto debba avere l’impasto per essere lavorato.
La pasta potete seccarla e conservarla sottovuoto oppure consumarla fresca.
Spero anche voi proviate ogni tanto la soddisfazione di fare la pasta.
A me da gioia e la soddisfazione provata nell’affondare la forchetta in questo piatto non ve la so raccontare.
Che bella la descrizione della preparazione di questo piatto! Leggendola, mi sembrava di vedere la scena in diretta! 😉