E questa è l’ultima ricetta prima di Natale: gli struffoli. Spero che vi siano piaciute anche le precedenti ma proprio non vedevo l’ora di postarvi questa. La ricetta è di famiglia, tramandata di madre in figlia ed ora è arrivata a me!!! Gli struffoli non possono mancare sulle tavole napoletane a Natale, e vi pare che io me li facevo mancare?
Prima però della ricetta vi voglio ricordare tutto quello che potete preparare per i vostri cari con le mie ricette:
Fagottini di melanzane, pomodori e provola di Agerola affumicata
Cocktail di gamberi e salmone in cestino di sfoglia
Carpaccio di salmone fresco marinato e avocado
Frutti di mare e gamberi su crema di borlotti
Voul-au-vent alla ricotte impreziosite
Gli spaghetti di Cucine da Incubo Italia … quasi!!
Calamarata di mare
Tagliatella calamari e pomodorini
Spaghetti vongole e gamberi
Spaghetti alle vongole in salsa all’aglio dolce
Tagliolina al limone con astice e mazzancolle
Gamberoni al brandy
Calamari su crema di piselli e menta
Biscotti Gingerbread
Brownies (ricetta MasterChef Australia 2)
Cestini alle noci
Dopo questa carrellata di piatti e giunto il momento di farvi i miei migliori Auguri affinché passiate uno splendido Natale con le persone che più amate. Questo è il mio primo Natale da blogger ed è emozionante per me sapere che ci sarà anche solo una persona a leggere questo post!!
Vi lascio le mie 3 canzoni di Natale preferite oltre alla ricetta degli struffoli …
Tanti baci e auguri!!
Let it Snow di Michael Bublé
O Holy Night del Glee Cast
All I Want For Christmas Is You di Mariah Carey
Vi lascio la storia di questo dolce natalizio tratta dal sito www.struffoli.it
“Gli struffoli sono i dolci più napoletani che ci siano. A pari merito con la sfogliatella e la celebre pastiera, e certo più del babà, di origine polacca. Chi ha inventato gli struffoli? Non i napoletani, nonostante la loro proverbiale creatività. Pare che nel Golfo di Napoli ce li abbiano portati i Greci, al tempo di Partenope. E dal greco deriverebbe il nome “struffolo”: precisamente dalla parola “strongoulos”, arrotondato. Sempre in greco, la parola “pristòs” significa tagliato. Per assonanza, uno “strongoulos pristòs”, cioè una pallina rotonda tagliata: vale a dire lo struffolo, nella Magna Grecia è diventata “strangolapre(ve)te”: il nome che si dà a degli gnocchetti supercompatti, in grado di “strozzare” gli avidi membri del clero. Poiché la penuria di certezze stimola la fantasia, qualcun altro si è inventato che struffolo derivi da strofinare: il gesto che compie chi lavora la pasta, per arrotolarla a cilindro prima di tagliarla in palline. C’è anche chi ritiene erroneamente che lo struffolo si chiami così perché “strofina” il palato: nel senso che lo solletica, per la sua bontà. E chi pensa addirittura, che la radice di struffoli sia da collegare allo strutto (il tipo di grasso con cui anticamente venivano fatti e in cui venivano fritti) Se non è ancora ben chiaro da quale etimo – né da quale regione – gli struffoli provengano (c’è pure chi li fa nascere in Medio Oriente), è viceversa chiarissimo dove vanno: prima nelle nostre pance, e poi sui fianchi (se ne abbiamo ingurgitati troppi). Ben noto è anche il loro percorso: gli struffoli si sono spinti in tutta l’Italia Centro-meridionaleDue famosi trattati di cucina del 1600, il Latini e il Nascia, citano come “strufoli – o anche struffoli – alla romana” dei dolci preparati alla stessa maniera degli struffoli napoletani. In Umbria e in Abruzzo lo struffolo si chiama cicerchiata, perché le palline di pasta fritta legate col miele hanno la forma di cicerchie: legumi che è meglio non mangiare per via dei loro semi velenosi che possono provocare paralisi e allucinazioni (in certe zone d’Italia, “ma che, hai mangiato cicerchie?” equivale a dire “hai le traveggole?”). Quindi, due nomi (struffoli e cicerchiata) per uno stesso dolce. Ma pure l’opposto: due dolci diversi con lo stesso nome. Struffoli, per l’appunto.Gli abitanti della Tuscia, regione intorno a Viterbo, chiamano ancora oggi struffoli quelle frittelle di pasta soffice e leggera che altrove vengono definite “castagnole”, e si mangiano a Carnevale.Gli struffoli si trovano pure a Palermo, con qualche piccola ma non sostanziale variante, una delle quali consiste nella perdita di una f (“strufoli”): le Sicilie erano due, ma lo struffolo rimaneva unico.Nella preparazione degli struffoli molto è lasciato al naso (hanno un bell’aroma), ma nulla è lasciato al caso. Ciascuna pallina di pasta fritta è un capolavoro di ingegneria domestica, selezionato in centinaia d’anni di sperimentazione nelle cucine di ogni tipo.Perché il vero struffolo dev’essere piccolo? Perché così aumenta la superficie di pasta che entra in contatto col miele, e il sapore ne guadagna. E questo avviene soltanto se si confezionano delle palline di pasta di piccole dimensioni. Il miglior rapporto pasta/miele migliora i rapporti familiari, almeno durante le festività natalizie. Gli struffoli migliorano la qualità della vita. Lo fanno adesso, e figuriamoci quanto lo facevano prima: fino a pochi anni fa la vita media era molto più breve, e in media, molto più grama. Si mangiava poco e male, fuorché a Natale e alle feste comandate.I bambini, poi! Di merendine, nemmeno l’ombra. L’unica consolazione, per loro (e per tutti gli altri…) erano i dolci come gli struffoli: che non fanno male, e non vanno a male, in quanto si conservano a lungo. Gli struffoli, come tutti gli evergreen, nella loro sostanziale immutabilità presentano molte varianti: regionali, familiari e personali. In questo sono un po’ come le polpette: anche se gli ingredienti sono esattamente gli stessi, mangerete tanti struffoli diversi quanti sono le case in cui vi verranno offerti (o le pasticcerie in cui li acquisterete).Vi accorgerete che ciascuno ritiene che i “propri” struffoli siano quelli autentici: quelli della tradizione, tramandati da una nonna, una mamma o – ancora meglio! – da una zia monaca. Quest’ultima, quando c’è, è una garanzia: a Napoli un tempo gli struffoli venivano preparati nei conventi, dalle suore dei vari ordini, e recati in dono a Natale alle famiglie nobili che si erano distinte per atti di carità.Come accade a tutte le ricette ormai abbondantemente codificate, che sembrano non presentare punti oscuri, gli struffoli sono insidiosi: nascondono infatti molti segreti, spesso custoditi gelosamente.Uno di questi sta nel miele: che dev’essere abbondante. Senza di lui, un dolce non può definirsi veramente tale. A proposito, il corpicino del Bambino Gesù viene definito “roccia che dà miele”.Non è quindi un caso che gli struffoli siano un dolce tipicamente natalizio.Ecco un’altra regola aurea: negli struffoli non esistono elementi accessori. Tutto è importante. Dai canditi ai diavolilli.”
Ed ora finalmente la ricetta 😀
Ingredienti:
600 gr di farina 00
5 uova
1 pizzico di sale
2 cucchiai di citrato (bicarbonato)
3 cucchiai di olio extravergine d’oliva
1/2 bicchiere di vino bianco secco
scorzetta grattugiata finemente di 1 limone e 2 mandarini
olio per frittura (io 2 litri di olio di semi di girasole)
400 gr di miele
canditi e diavolilli
Sciogliamo l’ammoniaca nel vino (che diventerà scuro come vedete nella foto) e poi formiamo una fontana con la farina, mettiamoci al centro le uova, il sale, l’olio extravergine d’oliva e la scorzetta degli agrumi.
Cominciamo ad impastare e poi aggiungiamo il vino con l’ammoniaca. Impastiamo fino ad ottenere un bel panetto come questo in foto.
A questo punto mettiamo l’olio di semi in una padella a riscaldarsi e poi procediamo a formare gli struffoli.
Tagliamo una striscia d’impasto dal panetto e formiamo un lungo cordoncino di pasta e tagliamolo a tocchetti piccoli.
Tentiamo di tenerli il più tondo possibile e non facciamoli troppo grandi perché friggendo crescono. A questo punto controlliamo la temperatura dell’olio. E’ pronto per friggere quando tuffando uno struffolo quello sale subito a galla. Cuociamoli, quindi, pochi per volta.
Sono pronti quando assumono questo bel colore dorato intenso 😀
Ed eccone uno, croccante fuori e morbido dentro. Una bella frittura asciutta.
Il passo successivo è versare il miele in una padella con uno/due cucchiai di acqua.
Facciamolo sciogliere a fuoco dolce e poi versiamo gli struffoli.
Rimestiamoli finché tutti saranno ben cosparsi di miele e versiamoli nel piatto da portata che abbiamo scelto.
Il miele rimasto in pentola facciamolo raffreddare un pò e poi versiamo anch’esso sugli struffoli.
Decoriamo con canditi e diavolilli (confettini colorati).
Non sono bellissimi?
Rosa
“Che strano sentimento mi prende, ha il sapore della dolcezza. Nel cassetto dei ricordi ho trovato, ora che le luci illuminano la strada e cadono come polvere magica su di me, l’emozione del Natale!”Antonella Marchetto